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Trasfusione di sangue infetto, partorì bimba malata di epatite: sarà risarcita

A una piccola di Porto Viro riconosciuto anche un vitalizio,ma in molti casi lo Stato non ha i soldi e rinvia i pagamenti


ROVIGO - È l’ennesima vittoria. Anche se è di quelle che lasciano l’amaro in bocca, perché il danno subito non sarà mai ripagato. Ma per una donna di Porto Viro, che partorì una bimba malata di epatite C per colpa di una trasfusione fatta con sangue infetto, giustizia è fatta: il tribunale di Rovigo, con sentenza giunta prima di Natale, ha sancito il diritto all’indennizzo e al futuro risarcimento del danno per la piccina, che nel frattempo è cresciuta e ha bisogno di cure costanti.

Indennizzo e risarcimento sono due cose distinte. Nel primo caso si tratta di un vitalizio mensile, intorno ai 600 euro, che consente di pagare i farmaci che vanno assunti permanentemente per curare l’epatite. Quanto al risarcimento, si tratterà di una valutazione che verrà fatta in un momento successivo. La cifra va da 380 mila euro per le persone ancora in vita a 619 mila euro per i deceduti. La partita, che si gioca da anni, si presenta ancora lunga e tortuosa.

Solo in Veneto sono stati 20 mila i casi di epatite contratti da sacche di sangue infetto degli anni ’70 e ’80, proveniente dalle carceri americane. Seicento sono le richieste di indennizzo pendenti, che riguardano il Polesine e sono oggetto di transazioni a Roma. Un centinaio sono invece le cause in tribunale, interessate dal risarcimento. Decine hanno già ottenuto il vitalizio, mentre le cause vinte sono tutte congelate. Motivo semplice: lo Stato non ha i soldi per pagarle.

«Nella Finanziaria di qualche anno fa erano stati stanziati quasi due miliardi - dice Antonio Bogoni, presidente dell’associazione Anadma nata a difesa dei malati che ha sede a Porto Viro -, che avrebbero dovuto essere diluiti a rate entro il 2017. Poi, non si sa come, sono spariti. È così che, su migliaia di persone che hanno fatto causa in Italia, ne sono state pagate pochissime. Una cosa che grida vendetta. Tantissimi sono malati e non hanno un euro, altri sono già morti».

Non va meglio con gli indennizzi, stabiliti dalla legge 210 del 1992, che stabilì un vitalizio per i danneggiati da complicanze irreversibili a causa di trasfusioni e vaccini: «Vengono transati a scaglioni. Ora ce ne sono in ballo settemila. Ma per tanti altri è un’attesa infinita. E lo Stato ha sospeso anche la rivalutazione».

Fonte: Gazzettino.it

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