Trasfusione in ospedale contagiati tre pazienti
Sono tutti giovani e hanno contratto il virus dell'epatite C. La procura apre un'inchiesta sul San Luigi di Orbassano. La direzione sanitaria: "Ci riforniamo dalla Banca del sangue"
TRE ragazzi hanno contratto l'epatite C nello stesso momento, dopo essersi sottoposti a trasfusioni e cure ospedaliere al San Luigi di Orbassano. Sono giovani, hanno tra i 25 e i 30 anni, e devono già combattere fin dalla nascita contro l'anemia mediterranea. Prima di scoprire di essere rimasti contagiati dal virus non si conoscevano. Ma tutti e tre frequentavano lo stesso reparto, e data la loro malattia si sottoponevano a controlli e analisi costanti.
Per questo la scoperta del virus contratto praticamente all'unisono, ha subito messo in allarme lo stesso ospedale che ha immediatamente presentato un esposto alla procura di Pinerolo e istituito una commissione interna "ad hoc" per capire come sia stato possibile il contagio. Poco dopo anche i tre giovani talassemici hanno deciso di sporgere una denuncia, assistiti dall'avvocato Dario Cutaia dello studio legale Trevisson. Hanno però preferito non commentare la vicenda, e si sono mostrati fortemente contrari e infastiditi dalla pubblicazione della notizia. I loro nomi sono ovviamente coperti dalla privacy.
La notizia però ha dell'incredibile. Nonostante i controlli e le procedure che ormai sono una prassi scontata in qualsiasi centro sanitario, e tutte le cautele che vengono adottate soprattutto dopo gli scandali del sangue degli anni 80 e 90, eppure è ancora possibile contratte malattie durante trasfusioni o cure ospedaliere.
Lo stesso ospedale San Luigi è rimasto "molto sorpreso" dal fatto: "Come sia potuto accadere saranno le indagini della procura di Pinerolo a chiarirlo, e anche la commissione interna che abbiamo istituito, che è formata dai professori Carla Zotti (infettivologa), Giuseppe Costa (epidemiologo) e Alberto Biglino (primario di malattie infettive) che avrà tempo entro fine mese per redigere una relazione - ha spiegato il commissario del San Luigi Sergio Morgagni - certo un caso singolo è raro ma può capitare, ma addirittura tre è un qualcosa di eccezionale che ci ha preoccupato, tanto che abbiamo fatto subito una segnalazione alla magistratura". La commissione ha anche già sentito il primario Massimo Piga che dirige il centro per la microcitemia dell'ospedale San Luigi.
E' stato intanto accertato che tutti e tre, a fine gennaio, si sono trovati lo stesso giorno in quel reparto per sottoporsi alle cure contro l'anemia. Ma i ragazzi (due femmine e un maschio) hanno gruppi sanguigni diversi: l'ipotesi che abbiano contratto l'epatite attraverso il sangue trasfuso (che è comunque tracciato anche se un donatore richiamato dopo il caso non avrebbe accettato di sottoporsi a controlli) renderebbe quindi molto più rara la possibilità di un contagio. Più probabile è, invece, che la contaminazione sia avvenuta durante la fase di lavaggio delle vene dei talassemici mentre i tre erano sottoposti alle cure in reparto: il virus dell'epatite potrebbe infatti essere risalito attraverso le cannule finendo nella sacca unica (multivials) che viene passata a più pazienti.
"Per quanto riguarda le trasfusioni noi utilizziamo quello che viene fornito dalla banca del Sangue- ha spiegato ancora il commissario Morgagni - accerteremo se si sia invece trattato di un errore umano, che purtroppo può sempre capitare".
Fonte: Repubblica.it