Epatite C dopo trasfusione di sangue, risarcimento da un milione di euro
Lo ha disposto il tribunale di Palermo. Il caso riguarda una donna che contrasse il virus in seguito a una trasfusione, la paziente è successivamente deceduta per cirrosi epatica.
Il giudice Fabio Di Pisa, della terza sezione civile del tribunale di Palermo, ha ordinato un maxirisarcimento, per un totale di un milione 126mila euro, in favore dei sette figli di una donna morta nel 2004 a causa di una malattia contratta a seguito di una trasfusione di sangue risalente al 1979, effettuata in un ospedale torinese. La vittima, Caterina D., contrasse l'epatite C, poi sfociata in cirrosi epatica, e morì a distanza di venticinque anni. La sentenza, insolitamente veloce rispetto ai tempi biblici della giustizia civile (la causa era stata proposta nel 2007), ha riconosciuto le tesi dell'avvocato Marcello Mauceri e ha fatto valere il danno biologico e non patrimoniale. Caterina D., affetta da un malessere che le aveva provocato una grave anemia, era stata sottoposta a una trasfusione nell'ospedale Villa Pia e successivamente le fu diagnosticata l'epatite C.
Secondo la giurisprudenza delle sezioni unite della Cassazione, in tema di emotrasfusioni e di scorte di sangue, a rispondere è il ministero della Sanità, oggi della Salute. Il dicastero è considerato responsabile del mancato controllo sui virus veicolati dal sangue infetto, cosa cui è tenuto per legge. Una consulenza tecnica d'ufficio, svolta dal medico legale Livio Milone, aveva accertato il collegamento fra la trasfusione e l'insorgenza della malattia. Il giudice Di Pisa ha deciso di risarcire la "sofferenza morale" di Caterina D., ma anche "le sofferenze patite dai soggetti danneggiati, in relazione alla gravità dell'illecito penale".
Fonte: Repubblica.it