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Ennesima condanna del Ministero della Salute al risarcimento del danno in favore di soggetti danneggiati a causa di trasfusione di sangue infetto

Il Tribunale di Palermo, Terza Sezione Civile, con ordinanza del giugno 2011 ha condannato il Ministero della Salute a risarcire in favore di un giovane di Favara la somma di € 279.000,00, nonché in favore dei suoi familiari a titolo di danno morale, la somma di € 40.000,00 per la madre, 40.000,00 per il padre ed € 15.000,00 per la sorella.

L’ordinanza, emessa all’esito dell’istruttoria, dunque, ancora prima che il giudizio venisse definito con sentenza, fa seguito ad un’ulteriore sentenza di condanna, comminata sempre ad opera dello stesso Tribunale, sempre nel mese di giugno, in favore di un cittadino agrigentino a cui sono stati riconosciuti € 433.700.00.

I provvedimenti di condanna costituiscono l’epilogo di una battaglia processuale intrapresa da soggetti che a causa di una trasfusione di sangue subita nel corso di un intervento chirurgico, entrambi effettuati presso l’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento, hanno contratto il virus dell’epatite C.

Il grave peggioramento dello stato di salute ed il radicale mutamento delle proprie condizioni di vita, ha indotto entrambi i soggetti ad intraprendere una causa civile contro il Ministero della Salute al quale competeva istituzionalmente il compito di vigilare sulla raccolta e sulla distribuzione del sangue e degli emoderivati da destinare alla somministrazione.

Nel primo caso, nel giudizio intrapreso innanzi al Tribunale di Palermo si sono altresì costituiti i genitori e la sorella del giovane sfortunato al fine di ottenere il risarcimento dei danni morali subiti a causa del grave danno alla salute patito dal loro stretto familiare, continuamente sottoposto, a causa della malattia che ha contratto senza sua colpa, a gravi sofferenze fisiche.

Il Ministero della Salute, difeso dall’Avvocatura di Stato, si è difeso sostenendo che in capo allo stesso non poteva riconoscersi alcuna colpa nella causazione del danno, in quanto all’epoca della trasfusione effettuata, nel primo caso nel 1988 e nel secondo nel 1983, il virus dell’Epatite C non era stato ancora classificato; dunque, non essendo ancora conosciuto dalla Comunità Scientifica non sarebbe stato possibile prevenirne la diffusione.

Di contrario avviso è stato il Tribunale di Palermo che, accogliendo la diversa tesi sostenuta dai legali dei danneggiati, Avv. Angelo Farruggia e Annalisa Russello del Foro di Agrigento, ha condannato il Ministero della Salute a risarcire nel primo caso la somma complessiva di € 374.000,00 e nel secondo caso la somma di € 433.700,00, oltre interessi legali.

In particolare il Tribunale, facendo applicazione dei principi già espressi dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione in materia di danno da emotrasfusione di sangue infetto, ha ritenuto che lo stato delle conoscenze progressivamente raggiunto dalla scienza fin dagli anni “70”, avrebbe dovuto indurre il Ministero della Salute ad esercitare attivamente il dovere di controllare e vigilare – secondo le tecniche al tempo note – sulla sicurezza del sangue e dei suoi derivati, in modo da ridurre il rischio infezioni post-trasfusionali. Pertanto, l’aver omesso di effettuare i previsti controlli sul sangue, che in grosse quantità veniva importato da Paesi come l’Africa e l’Asia ad alto rischio patogeno, integra una responsabilità colposa in capo al Ministero della Salute che con il suo comportamento omissivo ha favorito, in tutti coloro che per una qualche ragione avessero subito, prima degli anni novanta, una trasfusione di sangue o la somministrazione di emoderivati, il contagio del virus dell’Epatite B, dell’Epatite C e del virus HIV.

L’Avv. Angelo Farruggia, nel commentare la sentenza ed esprimere la sua soddisfazione per il risultato conseguito, che se da un lato non restituisce al danneggiato la salute, dall’altro gli rende giustizia del danno patito senza sua colpa, non manca di evidenziare come il Ministero della Salute, ormai consapevole delle sua responsabilità nella diffusione di quella che può definirsi una vera e propria epidemia colposa da HCV, per essere la stessa ormai unanimamente affermata dai Tribunali di tutta Italia, farebbe bene ad accelerare l’iter transattivo, di cui al Decreto n. 132 del 28 aprile 2009, relativo alla chiusura del contenzioso instaurato da tutti i danneggiati per trasfusione di sangue infetto.

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