Morì per l'epatite B Risarcimento di 737 mila euro
63enne parmigiano aveva contratto il virus da una siringa durante un ricovero
Paziente morì per un contagio di epatite b contratto al Rasori: l'azienda ospedaliera dovrà risarcire con 737 mila euro la moglie e i figli della vittima. Si è chiusa con un verdetto di condanna la causa civile intentata quattro anni fa dai famigliari dopo la tragedia che costò la vita a un parmigiano di 63 anni. Un caso - quello dell'epatite killer - che esplose tra giugno e luglio del '99. Furono cinque i pazienti infettati, uno dei quali appunto - morto il 26 giugno, quattro mesi dopo il ricovero nella clinica tisiopneumologica del Rasori. Sul caso - scoppiato in piena estate - era stata aperta un'inchiesta penale. Le indagini erano state affidate al sostituto procuratore Mary De Luca e ai Nas, che avevano sequestrato i flaconi ematici dei pazienti contagiati. L'inchiesta si era chiusa con l'archiviazione per l'impossibilità di individuare i soggetti responsabili. Ma il procedimento contro ignoti - aveva fatto emergere che la fonte del contagio (erano stati cinque i pazienti che avevano contratto epatite acuta da virus b) andava individuata nella presenza nella clinica pneumologica del Rasori «di altro paziente affetto da sospetto Hiv positivo». La causa del contagio era riconducibile «a livello altamente probabilistico nella comune pratica del lavaggio del catetere venoso periferico con soluzione di eparina praticata nei pazienti (contagiati, ndr) in quanto tutti portatori di ago-cannula».
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